lunedì 11 giugno 2012

Saviano e la macchina del fango contro di lui.

Questo articolo, se così possiamo chiamarlo, spara fango contro Saviano. Come quando nel marzo scorso il Giornale parlò del padre di Roberto Saviano come un mezzo truffatore. In realtà era un omonimo ma ciò non impedì la chiusura ad effetto del redazionale:







Il papà di Saviano non risulta indagato, insomma fin qui ha l’aria di essere solo uno schizzo di fango. Che però a certi giustizialisti sarebbe bastato per un processo sommario. Se l’imputato non si chiamasse Saviano, ovviamente.
Ma torniamo all'articolo di oggi. Ovviamente il titolo:

"Pizzo per il ciak di Gomorra" Saviano, imbarazzato, tace."
Come se fosse già una realtà accertata giudizialmente, e come se Saviano ne fosse coinvolto o avesse accettato la cosa. Invece, come chiarisce il sottotitolo dello stesso articolo, 

A Napoli si indaga sui cachet alle comparse del film: nuove accuse dopo le mazzette pagate dal regista Garrone. Un attore rivela: "Auto, moto, vestiti e case gestite dai clan".


Si indaga. Significa che gli inquirenti stanno cercando di capirne di più.  Ma l'incipit dell'articolo recita:


È la legge del contrappasso (antimafia) che imbarazza Robero Saviano abituat a twittare contro il pizzo: la pellicola in odore di Oscar, che ha consacrato lo scrittore tuttologo star mondiale della lotta alla camorra, è finita in un fascicolo della Dda dopo le dichiarazioni del pentito Oreste Spagnuolo che ha raccontato di una bustarella da 20mila euro allungata dal regista, Matteo Garrone, al capoclan Alessandro Cirillo, detto ’o sergente.
Per la serie come s'è permesso 'sto Saviano di twittare contro il pizzo e di scrivere un libro di successo. Un po' invidiosi non vi pare?


L'articolo prosegue con una serie di testimonianze anonime che confermerebbero i sospetti. Ovviamente, non uno straccio di prova a sostegno, men che meno un'intervista a Garrone o a Saviano.


Se questo significa fare giornalismo, sinceramente mi viene lo sconforto. 

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