venerdì 15 giugno 2012

Oliviero Beha e la Nazionale

Autore commentato di oggi: Oliviero Beha che - tra diversi articoli pubblicati sul suo blog civico - disquisisce anche di Nazionale.

Ma come, tutto l’epos buffonesco e napolitanesco di domenica è già tornato in soffitta? Ma come, una squadra sulla carta tutt’altro che malaccia, che poteva tranquillamente vincere e controllare una partita non così ostica, si riduce a soffrire fino in fondo? Ma come, si poteva e doveva provare a chiudere il girone in testa per trovarsi di fronte poi nei quarti almeno in teoria un avversario più debole, e adesso invece saranno lì col bilancino a fare i conti per vedere se battendo l’Irlanda passeremmo il turno comunque, anche se Spagna e Croazia dovessero pareggiare o concordare un “biscottino” qualunque? Sì, credo che faremo un altro po’ di cammino in questi Europei, malgrado tutto. Ma è questo “malgrado tutto” che dispiace e ci fa fare i conti ancora e sempre con la micragna italiota della routine, quale evidentemente si deve considerare giocare con la Croazia, mentre invece ci si esaltava alla disperazione della vigilia dell’Europa in mutande in salsa polacca e ucraina.


Sintesi perfetta della sciatteria, non solo della partita, ma dell'impostazione dell'Europeo tutto da parte della Nazionale Italiana di prandelliana memoria.

C’è però una distinzione di fondo da fare in premessa, per intendersi con i lettori che siano stati anche telespettatori. Separiamo i fatti dalle loro interpretazioni, rispolveriamo l’aureo Lamberto Sechi e vediamo urbi et orbi l’effetto che fa. I fatti, immediatamente: sono quello che è successo e che avete visto e che qui trovate raccontati con la solita competenza dal Beck. Cioè un’Italia che nella piovosa e “patatara” Poznan mostra una netta superiorità individuale e inizialmente anche tattica nei confronti dello scacchiere biancorosso, imparagonabile come talenti dei singoli ma messo in campo davvero a scacchiera: quando si dice che la maglia fa il monaco…


Precisazione sull'ovvio: che l'Italia fosse superiore alla Croazia e che quest'ultima avrebbe venduto l'anima al diavolo per non prenderle era evidente. Solo che doveva essere evidente anche a Prandelli & co.

C’è un dettaglio infinitesimale, però. Che per vincere da sempre, anche adesso che la tecnologia ci porta il pallone in 3D anche in bagno, il pallone esige che si segnino dei gol. In qualunque modo, magari irregolari ma dati per buoni. Ma dei gol. E un gol da solo è recuperabile quasi da chiunque, anche da una Nazionale lontanissima dai fasti di un Boban (suo nipote Modric non è meglio di Verratti…) e di un Suker.
La Croazia infatti davanti ha gente media o mediocre, e Suker ha fatto invece carriera tanto da essere il prossimo presidente della Federcalcio a scacchi, come Lato lo è di quella polacca. Mancherebbe Rivera, o Baggio, in quella italiana ma evidentemente da noi le cose funzionano in tutt’altro modo fuori campo, e se ne vedono i risultati… Dai e dai, prima sei pericoloso e non segni, poi sei meno pericoloso e ti adatti, infine sono pericolosi gli avversari e segnano loro. In filigrana, tutto chiarissimo. Questi sono i fatti, dunque con poca spinta, Thiago Motta meno mobile di un semaforo sulla Tiburtina, mai un cross dal fondo anche perché quelli son alti alti alti e noi siamo piccolini… Il bello, o il gotico, comincia con il racconto dei fatti, della realtà calcistica che magari avrà inchiodato davanti al video milioni di connazionali.
Motivo per cui la prima mezz'ora è fondamentale e occorrerebbe subito portarsi avanti di un paio di gol. Ma la spocchia dei nazionali italiani in parte sfatti in parte inesperti (vedi Balotelli e Giaccherini) ha permesso quello scempio di pareggio.
La simpatica compagnia di giro chiamata a narrare le gesta pseudoepiche dell’Italia di Prandelli ha trasformato questa Italia-Croazia di livello emotiva-mente elevato ma oggettivamente modesto in una finalissima dei Mondiali immaginari da subbuteo, tra il Brasile metti di Pelé e l’Argentina metti di Maradona. È stato un trionfo, un crescendo rossiniano di superlativi, con un’enfasi che si è liberata fin da subito da pastoie grammaticali, sintattiche, lessicali e perfino (udite udite!) tecniche per una sorta di meraviglioso alzabandiera senza soluzione di continuità. Il tutto ha reso l’atmosfera dei logografi tv assai simile al tripudio degli spot, in una dimensione pubblicitaria da cui era stato bandito qualunque senso critico.

È stato commovente perché sembrava che quell’improvvido ufficio stampa ambulante fosse chiamato a risolvere le magagne mostrate in campo dai Nostri. Ora, è vero che il tifo è il tifo, ma non sarebbe necessario un minimo di filtro, che senza paraocchi corredasse le immagini che arrivano nelle case? In questo senso era molto più attendibile il leggendario “quasi gol” di Nicolò Carosio. Qui siamo al “quasi calcio” che fa tutto un altro effetto. Questa smania elogiativa, quest’iperbole per contratto che ovviamente tra sé e sé farà sorridere anche Prandelli – che non è fesso – pur se non lo può dire apertamente, completa un abbozzo di débâcle quale rischia di essere anche questa spedizione azzurra se realisticamente non si rimettono le cose a posto. 



Ma la gran parte del giornalismo sportivo attuale è di un livello assolutamente mediocre. Nicolò Carosio, ma anche Sandro Ciotti, Enrico Ameri e la quasi totalita dei tele e radio cronisti di un tempo sono maestri assolutamente inimitati per difetto di capacità dalla stragrande maggioranza dei radio e telecronisti attuali


La squadra pur senza peso davanti, con Balotelli meno incisivo – che so – di un Pasquale Luiso d’antan detto “il toro di Sora”… resta mediamente una buona squadra in un’edizione di Europei che verrà ricordata assai di più per fischi, fumogeni, ultrà, Tymoshenko, facce dipinte allo stadio ecc. che non per quello che si sta vedendo. Dunque potrebbe andare avanti. Ma dovrebbe ricaricarsi in autostima ed essere razionale, convinta, determinata, il contrario di ieri. Un po’ come quell’Italia che la guarda in tv… Strano binario, nevvero?


Dovrebbe essere meno sciatta. E comunque si: strano binario.

Nessun commento: