[...] attenti che molti di questi ragazzi sono disoccupati perché vogliono esserlo. Nel senso che aspirano a posti che nessuno gli offrirà mai e rifiutano impieghi che invece sarebbero pronti ad accoglierli. Perché questo avviso manca sempre? Perché scatenerebbe l’ira di un sacco di gente. Genitori, insegnanti, sindacalisti, politici di terza o quarta fila, tipi sinistri che sperano di lucrare sulle proteste per questa società matrigna con le giovani leve.
Effettivamente il concetto di base è corretto. Gli scansafatiche, specie tra i giovani, esistono. Soprattutto esistono persone che non sanno adattarsi alla nuova realtà che si configura. Anche lo studente modello da quando comincia gli studi universitari a quando li termina fa passare dai 4 ai 6 anni a seconda della facoltà. Se è in regola ovviamente. Nel tempo cambiano le realtà, i gusti, le esigenze e le idee. Ma molti paiono non accorgersene.
Arriviamo, quindi, al secondo nucleo:
Molti padri e molte madri dovrebbero essere interdetti. Hanno cresciuto i loro ragazzi senza severità e non osando castigarli quando lo meritavano. Li hanno sempre finanziati e seguiteranno a farlo per tutta la vita. Li hanno lasciati arrivare all’università, nella convinzione che una laurea, per astrusa che fosse, gli avrebbe garantito un posto a tempo indeterminato e ben retribuito.
Eccepisco, però, che è preciso dovere dei genitori assecondare le inclinazioni dei figli quando costoro non sono in grado economicamente di badare a loro stessi. Rivediamo, qui, una concezione un po' conservatrice di Pansa. Un conto è saper guidare ed indirizzare la crescita dei figli, altro è imporre la propria idea.
E questo pare che sfugga a Pansa.
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